sabato 22 novembre 2008

Tali i padri tali i figli. Italia: privilegi e ingiustizie ovunque.

Riporto integralmente l'interessante articolo di Giuliano Fontani de il Tirreno.repubblica.it.
 
L'articolo dimostra come i vertici delle Forze Armate non riescono a comandare i propri uomini e far rispettare i chiari regolamenti pure esistenti.

Ebbene lo scandalo peraltro annoso degli alloggi di "servizio" non riguarda solo i politici ma anche i militari e soprattutto quelli di alto rango. E poi chiedono ai subalterni di lasciare gli alloggi di "servizio" .... Bell'esempio questo dei superiori.

L’ex generale non molla la casa. C'è chi la dà a parenti e amici, e chi ci tiene le voliere... dice Giuliano Fontani.
 
La sbarra, la guardia armata nella garitta. Tutte cose che non servono più, adesso che il nemico si è dissolto. Ma le caserme restano un luogo segreto e non sempre per ragioni di sicurezza. Ci sono da proteggere antichi privilegi, se non veri e propri abusi, al riparo di una spessa cortina di inghippi burocratici.

Il caso più emblematico, di cui adesso si torna a discutere, è l’assegnazione e la gestione degli alloggi di servizio. Inchieste della magistratura ordinaria e di quella militare sono aperte un pò in tutta Italia.

Ma oltre ai fascicoli giudiziari ci sono storie che sembrano uscite dalla fantasia di un commediografo dell’assurdo e che invece sono realtà.

A Livorno, per esempio, si parla con sarcasmo di quell’ufficiale che si affrettò ad occupare la canonica del cappellano militare appena trasferito a Pisa. O di un colonnello che una volta andato in congedo avrebbe lasciato la casa al cameriere filippino.

A Caserta suscita clamore la vicenda di un alto ufficiale che avrebbe dichiarato di voler lasciare l’alloggio di servizio, con vista sui giardini della Reggia, alla figlia, quale regalo di nozze. 

E per rimanere tra i casi maggiormente contestati, quello di un Generale Capo di stato maggiore della regione tosco emiliana. A Firenze il generale occupa l’appartamento - di 370 metri quadrati - del vice-comandante (che non ne ha bisogno perché proprietario di altre case in città), lasciando vuota, come dice lui, la location che gli è stata assegnata al piano superiore.

Tra i militari di piazza San Marco si dice che il generale avrebbe davvero lasciato vuoto il proprio appartamento al piano superiore di palazzo Santa Caterina, salvo una grande voliera in cui custodirebbe la sua collezione di falchi e uccelli esotici.

Particolare, quello degli uccelli, che il capo di stato maggiore smentisce decisamente, pur non negando di nutrire una gran passione per i falchi.

Insomma, storie che fanno discutere, in attesa di un regolamento che disciplini seriamente l’assegnazione e la gestione degli alloggi di servizio dei militari, perché la situazione attuale è tale da consentire di tutto [in realtà un regolamento esiste ed è chiaro]. 

Basti dire che delle quasi 20mila abitazioni ad uso dei militari si calcola che il 28 per cento siano occupate “senza titolo”, trasformando dunque l’assegnazione temporanea o per incarico in una sorta di “proprietà”, anche se l’immobile è del demanio.

A Livorno c’è anche il caso, a suo modo paradigmatico, di un generale in pensione che vorrebbe - come dice lui - sbarazzarsi dell’appartamento che gli fu assegnato nel lontano 1981 di cui non avrebbe più titolo dal 1999, quando andò in pensione.

Ma il Generale quella casa di via Micali non riesce proprio a restituirla nonostante da molto tempo viva, sempre a Livorno, in un’altra casa in via Terrazzini. E il motivo è molto semplice, come spiega il generale: nella sentenza di divorzio dalla moglie il giudice decise di assegnarla alla consorte, alla quale andavano appunto, oltre ad un assegno mensile per gli alimenti, anche l’appartamento [fatta la legge trovato l'inganno].

In tutto 428 euro al mese che il generale si è visto prelevare alla fonte: dallo stipendio quando era in servizio e dalla pensione una volta in congedo. Situazione surreale perché il generale in congedo dice di volersi liberare dell’appartamento, non tanto per non pagare più l’affitto (la sentenza di divorzio prevede che alla moglie andrebbe la cifra equivalente) ma per togliersi da qualsiasi responsabilità civile e penale. Ma l’alloggio, come dice la legge, deve essere “lasciato libero da cose e persone”. E io - dice Fantini - non posso mica violare il domicilio della mia ex moglie [ma lo Stato SI]. 

Per un generale che non riesce a liberarsi dell’alloggio, per centinaia di case che restano occupate più o meno abusivamente, vi sono militari che aspirano ad avere una casa senza passare per affitti o mutui che non sono alla loro portata economica. Storie di ordinaria burocrazia e di potere: a Pisa, ad esempio, accanto alla ex Scuola militare di paracadutismo, sono state costruite tre palazzine da nove appartamenti ciascuna.

In tutto 27 unità immobiliari, di cui soltanto quattro occupate da chi ne ha ancora titolo. Gli altri sono pensionati, vedove e così via. Ma a fronte di una situazione del genere, pur in presenza di due alloggi liberi, sono state respinte diverse richieste di avere una casa. E chi osa sollevare pubblicamente il velo su queste “storture” e i relativi privilegi si vede costretto a subire ritorsioni di vario tipo: dalla carriera alle denunce alla magistratura militare.

La chiamano attività sediziosa... 

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